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di Klaus Langeneck

«Ed egli disse loro: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io dovevo trovarmi nella casa del Padre mio?”» Luca 2,49 (Luca 2,41 – 52)

Fa male ricevere una risposta di questo genere da un figlio. Fa male accorgerci che ormai è cresciuto e ha cominciato ad avere una vita sua, di cui noi genitori non facciamo parte. Dodici anni. Per noi oggi i nostri figli e le nostre figlie a dodici anni sono ancora piccoli; nel passato, a dodici anni, l’infanzia era finita, i ragazzi cominciavano ad essere considerati adulti, forza lavoro, risorsa per l’economia della famiglia.

Maria, oltre al dolore della madre per il distacco del figlio ormai cresciuto, aveva capito che cosa stava per cominciare? Aveva capito che questo figlio non sarebbe tornato da lei come bastone della sua vecchiaia? Aveva capito che questo figlio avrebbe smesso ben presto di essere il suo figlio per diventare il Figlio per tutti? Aveva capito che per non perdere del tutto questo figlio, lo avrebbe dovuto seguire alla croce ed oltre? Simeone aveva annunciato a Maria che, a causa di questo figlio, una spada le avrebbe trafitto il cuore. Questa prima fitta al cuore le ha fatto venire in mente le parole del vecchio Simeone?

L’Evangelista Luca scrive, che Maria e Giuseppe non capirono. Immagino che siano cose che possiamo capire soltanto con il senno di poi, quando, guardando indietro, vediamo dove i nostri figli e le nostre figlie ci hanno portato attraverso la loro vita. Comunque, lo stesso Luca racconta all’inizio di Atti degli Apostoli, che Maria faceva parte della cerchia degli apostoli, riuniti a Gerusalemme dopo la morte, la risurrezione e l’ascensione di Gesù, in attesa dello Spirito Santo.