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di Sergio Manna

«Facendosi sera, i suoi discepoli si avvicinarono a lui e gli dissero: “Il luogo è deserto e l'ora è già passata; lascia dunque andare la folla nei villaggi a comprarsi da mangiare”. Ma Gesù disse loro: “Non hanno bisogno di andarsene; date loro voi da mangiare!” Essi gli risposero: “Non abbiamo qui altro che cinque pani e due pesci”. Egli disse: “Portatemeli qua”. Dopo aver ordinato alla folla di accomodarsi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi verso il cielo, rese grazie; poi, spezzati i pani, li diede ai discepoli e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono e furono sazi; e si portarono via, dei pezzi avanzati, dodici ceste piene. E quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, oltre alle donne e ai bambini

Possiamo leggere questo episodio del Vangelo come uno dei tanti miracoli potenti e inspiegabili compiuti da Gesù. Ma forse, in questo tempo di crisi economica, possiamo provare a dare un’altra chiave di lettura al racconto; una chiave che ci permetta di comprendere non solo quello che Dio può realizzare, ma anche quello che noi possiamo fare.

Pur credendo nel fatto che Gesù abbia compiuto miracoli straordinari, voglio  leggere stavolta questa storia come un invito alla condivisione del poco che abbiamo. Chissà, forse molti tra la folla che era venuta ad ascoltare Gesù avevano portato con sé qualcosa da mangiare, ma lo tenevano ben nascosto; non lo tiravano fuori per paura che non bastasse, che non ve ne fosse a sufficienza. Come posso tirar fuori il mio pane e mettermi a mangiare sotto gli occhi del mio vicino che magari non ha portato nulla? Gesù allora dà il buon esempio. Dopo aver pregato compie un gesto pedagogico, un atto di coraggio. Mette a disposizione dei tanti il poco che c’è, ed è così che il miracolo si compie, il miracolo della condivisione; un miracolo possibile e necessario in tempo di crisi. Quel gesto di Gesù tocca le coscienze dei presenti.

M’immagino che allora, osservando quello che ha fatto Gesù, anche altri trovino il coraggio di seguirne l’esempio tirando fuori dalle loro borse o da sotto i mantelli il cibo che pensavano potesse a malapena sfamare solo se stessi. Matteo ci dice che alla fine “tutti mangiarono e furono sazi” e addirittura che si portarono via “dodici ceste piene” di avanzi del pasto.Non a caso dodici: una per ogni apostolo, affinché a ciascuno di loro fosse chiara la lezione; affinché ciascuno di loro comprendesse che quando ognuno di noi mette in comune con gli altri il poco che ha, alla fine quel poco può bastare (e addirittura avanzare) per tutti.

Non credo che leggere oggi il racconto della moltiplicazione dei pani e dei pesci in questa chiave tolga qualcosa al messaggio del Vangelo. Non penso che letta così questa storia smetta di essere il resoconto di un miracolo. In tempi di crisi economica, tempi nei quali tutti, discepoli inclusi, sono tentati di pensare soltanto a se stessi, quello della condivisione rimane comunque un vero e proprio miracolo. Ma si tratta di un miracolo diverso, un miracolo per il quale il Signore ci chiede di fare la nostra parte; di mettere sotto la sua benedizione e al servizio del prossimo il poco che abbiamo e il poco che siamo. Ci doni il Signore il coraggio e la fede per accogliere il suo invito.