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di Nicola Tedoldi

«Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita.»

Ecco il carcere come luogo della prova per la causa di Dio e che parla della storia di tutti coloro che vengono condannati e imprigionati a motivo della loro fede.

Sono almeno 260 milioni i cristiani perseguitati nel mondo. Solo in Corea del Nord quasi 70.000 cristiani sono stati incarcerati solo per essere stati trovati in possesso di una Bibbia o perché riuniti in preghiera.

La parola del libro dell’Apocalisse oggi ci dice che esiste un “diavolo” che ci “caccerà” in prigione per mettere alla prova la nostra fede. E questo diavolo si chiama intolleranza, ignoranza, paura. Un diavolo che crede che nessun Dio possa essere così grande da portare un essere umano a morire per lui.

Ma la Parola ci conforta: “non temere”! E ci invita ad essere fedeli, sì fedeli fino alla morte se necessario, per avere in premio la «corona della vita». Ed è quello che centinaia di migliaia di cristiani, oggi come nel passato, hanno fatto, preferendo la perdita della loro stessa vita pur di non cedere alla tentazione che ci divide da Dio. Testimoniare la propria fede significa essere disposti anche a questo. Possiamo chiedere a noi stessi se il carcere di cui si parla qui, non sia anche l’immagine di un carcere sociale in cui il mondo moderno ci ha rinchiuso e dal quale spesso usciamo tranquilli dopo aver accettato le lusinghe del divisore, accettando una vita senza Dio piuttosto che un Dio senza vita, diventando così seguaci più o meno inconsapevoli del male.

Ai tanti carcerati che soffrono e le cui tribolazioni non sembrano finire mai, la Parola di oggi dona una forza inaudita: «Sii fedele fino alla morte!». Possa giungere a loro questa Parola in ogni luogo del mondo attraverso la nostra preghiera.