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di Paolo Ribet

«Dio ci ha dato uno spirito non di timidezza, ma di forza, d'amore e di autocontrollo».

Noi, uomini moderni, credevamo che saremmo riusciti a lasciarci alle spalle le paure che avevano pervaso la vita in passato. Soprattutto noi, uomini e donne che abitiamo la parte "sviluppata" del mondo, pensavamo di essere oggettivamente le persone più al sicuro nella storia dell'umanità: quante sono le malattie che abbiamo sconfitto attraverso la medicina e quante fatiche ci siamo risparmiati facendo lavorare le macchine al nostro posto? Abbiamo vinto grandi battaglie contro le forze della natura, contro la debolezza congenita del nostro corpo, contro le aggressioni esterne. Eppure, paradossalmente, proprio noi che godiamo di sicurezza e comfort senza precedenti, viviamo in uno stato di costante allarme – e lo notiamo in mille atteggiamenti e discorsi che vediamo e udiamo tutti i giorni.

Il nostro è un tempo in cui convivono forti paure ed una sorta di delirio di onnipotenza: da un lato pensiamo che la scienza e la ragione possano abbattere ogni ostacolo e, d’altra parte ci rendiamo conto della nostra fragilità. Ci sentiamo forti e minacciati.

È in questo contesto che ci incontra la parola apostolica: la forza che siamo chiamati a dimostrare (“Dio ci ha dato uno spirito non di timidezza”), infatti, non si basa sul nostro pensiero o sulla rigidità delle idee, ma sulla fedeltà del Signore. E’ un appoggiarsi a Lui e non su di noi. È Dio la base sicura su cui abbiamo riposto la fiducia. Il Dio che abbiamo conosciuto in Gesù Cristo è il compagno di strada che nell’incarnazione ha preso su di sé il nostro carico della fatica e del dolore.