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di Paolo Ribet

«Il Signore disse ad Abramo: "Va’ nel Paese che ti mostrerò"».

Dio chiama e un racconto di impotenza e di sterilità diventa promessa di fertilità e di benedizione.
Dio chiama e ci mette in movimento. Ma c’è un aspetto paradossale nel nostro racconto, in quanto il Signore non indica ad Abramo il Paese in cui si deve recare, il Paese della promessa. Il suo atto di obbedienza consiste quindi nel partire fiducioso verso l’incognito.

Nel testo biblico Abramo non parla; ma noi possiamo immaginare un dialogo simile a questo:
- «Vai nel Paese che ti mostrerò». «Ma sono vecchio».
- «Vai!» «Ma Sara è sterile».
- «Vai!» «Ma non mi hai neanche detto dove devo andare».
- «Non importa, tu vai e affidati in modo pieno e totale alla grazia del tuo Signore».

Per il riformatore Giovanni Calvino è come se Dio dicesse ad Abramo: «Ti comando di uscire ad occhi chiusi e ti vieto di informarti su dove voglio condurti, finché tu abbia interamente rinunciato al tuo paese per affidarti completamente a me». Infatti, per Calvino «è meglio seguire Dio a occhi chiusi e averlo per nostro conduttore piuttosto che appoggiarci sulla nostra intelligenza ed errare per i circuiti tortuosi che essa immagina per noi».

Per superare la sterilità, spesso occorre uscire da se stessi. Tutto il ciclo di Abramo si fonda su questa apparente contraddizione: rimanere al sicuro significa restare sterili; affrontare il rischio è avere una speranza. Questo paradosso riecheggerà nelle parole di Gesù sul discepolato: «Chi vorrà salvare la sua vita la perderà; ma chi perderà la sua vita per amor mio e del vangelo, la salverà» (Marco 8,35).