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di Bruno Rostagno

«Guariscimi, Signore, e sarò guarito; salvami, e sarò salvo»

Geremia, il profeta, è vittima di una reazione violenta per aver detto verità scomode ai potenti. Chiede al Signore di guarirlo; è chiaro che la sua non è una malattia, è una ferita. La reazione ferisce. Può anche giungere a dare la morte; perciò il profeta prega: «salvami». La salvezza è la liberazione della persona intera, anima e corpo, minacciata nella sua esistenza. La guarigione, nel caso di Geremia, risana una lacerazione interiore.

La reazione può colpirci sia perché abbiamo testimoniato l’Evangelo sia perché abbiamo agito correttamente, opponendoci a una distorsione della giustizia o della sana amministrazione. Geremia ha fatto le due cose: ha testimoniato l’amore di Dio per il suo popolo e si è opposto alle distorsioni in campo giudiziario e amministrativo, che impoverivano ulteriormente una popolazione già povera e indifesa.

La reazione può colpire oggi con un trattamento irriguardoso e umiliante sul posto di lavoro o in altri modi, sempre con l’intento di dimostrarci che non valiamo, che non possiamo far niente per cambiare le cose. Questa è la ferita: il turbamento che ci toglie serenità nel ragionare e l’insicurezza che ci fa dubitare di noi stessi o noi stesse quando ci sentiamo così attaccati. Abbiamo allora bisogno di chiedere: guariscimi dal turbamento, perché io possa continuare a ragionare e a far ragionare; guariscimi dall’insicurezza, perché non mi paralizzi il dubbio di essere stato io a sbagliare. La tua grazia mi rassicuri e mi rimetta in cammino.