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di Bruno Rostagno

«Questo è il comandamento che abbiamo ricevuto da lui: che chi ama Dio ami anche suo fratello»

Il comandamento è la voce di Dio che ci raggiunge nel nostro smarrimento e ci orienta, quindi ci dà libertà. Ci invita innanzitutto a conoscerlo, ad amarlo, ma ci mette nello stesso tempo in guardia contro il pericolo di amare noi stessi con la scusa di amare Dio. Perciò lega egli stesso l’amore per lui all’amore per il fratello e la sorella.

L’amore per il prossimo è impegnativo, richiede tempo, crea molti fastidi. È più facile fare solo le cose che ci piacciono e circondarci di persone simpatiche, che non chiedono troppo. Ma appena il rapporto si incrina, appena la persona che appare felice lo diventa meno, a causa di qualche circostanza avversa, appena l’amico o amica si rivela come concorrente, l’istinto ci spinge ad allontanarla, a evitarla. L’amore giunge a contrastare questo istinto; l’amore è sempre scomodo, nel senso che ci scomoda, ci strappa dalla falsa beatitudine in cui ci siamo accomodati.

C’è un amore per Dio che ci fa sentire intelligenti, che ci abbaglia con visioni alte, con pensieri superiori; gli altri allora appaiono inferiori, per loro c’è solo indifferenza o disprezzo. Dio non ama questo modo di amarlo e ci scomoda con l’amore per il fratello e la sorella. Lo fa con la forza del suo amore, che fa nascere in noi l’autentico amore: quell’interesse delicato, rispettoso e insieme partecipe che ci permette di essere vicini senza diventare invasivi.