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di Giuseppe Platone

«Non abbandonate la vostra franchezza che ha una grande ricompensa. Infatti avete bisogno di costanza, affinché, fatta la volontà di Dio, otteniate quello che vi è stato promesso.» (Ebrei 10,35-36)

Il testo biblico al centro del culto di chiusura del Kirchentag (festa biennale del protestantesimo tedesco) nello stadio di Dortmund si riferiva a questo passaggio della lettera agli Ebrei. Le cinque intense giornate del Kirchentag ritmate da confronti (anche serrati su questioni sociali, politiche, culturali), dialoghi, preghiere, studi biblici, concerti e tante altre iniziative avevano, come tratto biblico comune, il termine: «fiducia».

Partendo da racconti su Abramo, Giobbe, Gesù e Paolo si è riflettuto su narrazioni bibliche in cui la fiducia era stata sottoposta a dura prova. Si pensi, per fare un solo esempio, al sacrificio di Isacco. Abramo che sale sulla montagna per sacrificare il suo unico figlio. L’ultimo testo biblico, di questo grande happening della fede e dell’impegno per una società più solidale e partecipata, ci ha rinviato a questa raccomandazione contenuta della lettera agli Ebrei.

Si tratta di uno scritto non facilissimo rivolto ad un ambiente giudaico cristiano, negli anni a cavallo delle persecuzione neroniane. Una stagione storica in cui, come si evince leggendo il capitolo del nostro testo, confessarsi cristiani significava rischiare la vita. La tentazione dell’abiura era sempre in agguato. Da qui l’invito a resistere nella fede in Cristo, non abbandonare la comunità, il culto che apre sempre e di nuovo una prospettiva di redenzione.

L’antico incoraggiamento è risuonato nello stadio come una parola attuale. Da poche settimane era uscito in Germania, all’università di Friburgo, un accurato studio statistico che prevede come entro la fine del 2060 le due grandi chiese, cattolica  e protestante, perderanno  metà dei loro membri di chiesa. Il declino numerico è in atto.

Tornando al nostro testo l’incoraggiamento che l’autore rivolge ai credenti sottolinea la necessità di non abbandonare «la franchezza». La parola originale greca (parresia) rinvia in genere all’insegnamento. Gesù parla in pubblico con franchezza. Lutero traduce «parresia», in questo testo, con il termine : «fiducia». Ora se confrontate, sul punto, un po’ di traduzioni troverete delle differenze. L’ultima che ho scoperto è quella della nuova traduzione della Riforma del Nuovo testamento (2017): «non gettate via la vostra libertà di parlare». Dopo un primo disorientamento che mi portava a dire una cosa è la franchezza, la libertà di parola altra cosa è la fiducia... ho pensato che un significato non esclude l’altro.

La fiducia negli altri nasce sul terreno della franchezza, la fiducia in Dio è Dio stesso che in Cristo la pone nei nostri cuori. Fiducia e franchezza camminano insieme nella comunità di fede e nel nostro rapporto con il Signore. È lui che alimenta sia la nostra fiducia sia il coraggio di parlare con franchezza. Onorare Dio significa non svendere o sminuire queste due capacità: franchezza e fiducia. Entrambe rappresentano sia per la chiesa, chiamata a vivere ciò che annuncia, sia per la società una grande ricchezza che va continuamente investita.