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di Jean-Félix Kamba Nzolo

«I farisei, veduto ciò, dicevano ai suoi discepoli: "Perché il vostro maestro mangia con i pubblicani e con i peccatori?" Ma Gesù, avendoli uditi, disse: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati"»

L’atteggiamento di Gesù che accoglie i pubblicani e i peccatori, mangia con loro, provoca l’indignazione dei farisei, suoi oppositori di sempre che se la prendono con i suoi discepoli. Ogni generazione ha i suoi pubblicani, certamente, ma anche i suoi  benpensanti che, spesso, si rapportano alle situazioni, agli avvenimenti, alle persone, in base a un codice, a una legge.

Nessuno sceglie di essere peccatore. A guardare bene, Gesù non si intrattiene con i peccatori, ma con le vittime del peccato; vittime di un giudizio legalistico e del rigetto da parte del loro popolo. In altre parole, gli emarginati dalla religione e dalla società.

Sono queste vittime malate che Gesù, il Medico, è venuto a sanare e salvare. In un passo del dialogo con Zaccheo, capo dei pubblicani, Gesù dice: “il Figlio dell’uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto” (Luca 19, 10). Gesù è venuto, dunque, a cercare e raccogliere ciò che i difensori della religione e della legge avevano perduto, o meglio escluso e emarginato.

Vittime lo sono anche i farisei, ma di una religiosità fine a se stessa, che ha perso la sua anima profonda e a cui non importa il bene dell’essere umano.  Una religiosità divenuta un giogo troppo pesante da portare e da cui Gesù vuole liberarli.

L’invito di Gesù «andate e imparate che cosa significhi: “Voglio misericordia e non sacrificio”», si rivolge con tutta la sua acuità ai benpensanti e ai farisei di oggi, abituati a dividere le persone in categorie opposte noi-loro, e che, spesso, vedono negli altri, nei diversi per colore della pelle, cultura, religione, tendenze sessuali, un rischio per la società e per la sicurezza. 

Se Gesù ama intrattenersi in compagnia della gentaglia e degli esclusi, è perché egli è venuto per abbattere tutte le barriere che separano gli umani, per ri-formare il popolo di Dio in un solo popolo e in un solo gregge di cui egli stesso è il Buon Pastore.