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di Jean-Félix Kamba Nzolo

«Gesù fissò lo sguardo su di loro e disse: "Agli uomini è impossibile, ma non a Dio; perché ogni cosa è possibile a Dio"».

Come esseri umano sappiamo per esperienza che ci sono cose di cui siamo capaci di fare e cose che esulano dalle possibilità umane. Una delle cose umanamente impossibili sul piano della fede è che nessun essere umano può salvare sé stesso dalle conseguenze del peccato e donarsi la vita eterna. 

Alla domanda dei discepoli che si chiedevano l’uno all’altro: “Chi può essere salvato?”, Gesù risponde che agli uomini è impossibile salvarsi, né con le proprie opere, né in alcun altro modo; Dio solo può farlo.  Nel contrapporre la potenza di Dio alle incapacità umane, Gesù sposta il nodo della questione da ciò che è umanamente possibile a ciò che solo Dio può fare, collocando con ciò l’essere umano nella dimensione della dipendenza da Dio, l’unico che può salvarlo. Se non è possibile salvarci da noi stessi ciò vuol dire che abbiamo bisogno di Dio per essere salvati.  È un invito a entrare nella dimensione della gratuità: la vita eterna o la salvezza è un dono della grazia di Dio cioè dipendente dalla sua libera e sovrana volontà di salvare noi esseri umani. Tale dono ha bisogno di essere accolto con riconoscenza e fiducia da parte nostra, come modo per lasciarci salvare da Dio. 

Il Tempo liturgico della Passione ci ricorda che, è per salvare l’umanità che si era allontanata da Dio a causa del peccato che Gesù, Figlio di Dio, è venuto a morire sulla croce realizzando ciò che era impossibile per noi esseri umani ovvero l’opera della nostra salvezza.