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di Ulrike Jourdan

«Io sono il Signore, il tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla casa di schiavitù»
«Allora Paolo e Sila, usciti dalla prigione, entrarono in casa di Lidia; e visti i fratelli, li confortarono, e partirono»

La liberazione dalla schiavitù in Egitto è IL grande racconto del Primo Testamento. La liberazione dalla schiavitù del peccato e della morte è invece il grande tema del Nuovo Testamento.

Mosè aveva condotto il popolo d'Israele fuori dal Paese oppressore verso la libertà. Gesù Cristo ha accolto il peccato del mondo su di sé, morendo in croce per la liberazione di tutte e tutti quanti credono in questo gesto d'amore. Potremmo dire che tutta la Bibbia è una grande lode alla libertà. 

E questa chiamata alla libertà si fa sentire anche (o forse soprattutto) nei momenti di mancanza di libertà, come quelli vissuti da Paolo e Sila nel carcere a Filippi. Esteriormente non sono liberi, ma interiormente vivono la grandissima libertà che Gesù Cristo ha loro donato. 

Addirittura, dopo essere usciti dalla prigione, sono loro che entrano nella casa di Lidia (oggi diremmo della presidente della comunità) e confortano le sorelle e i fratelli che si erano spaventati dinnanzi a questa detenzione. 

Paolo e Sila sono liberi. Sono liberi di annunciare a tutto il mondo ciò che per loro è stato la grande liberazione, cioè il gesto d'amore di Gesù Cristo in croce, quando egli ha sconfitto la logica secondo la quale l'uomo dovrebbe procurarsi lui stesso la propria salvezza. Gesù ci ha liberato da questo pensiero. Liberamente ci offre il suo amore. Liberamente ci offre la sua vicinanza e accompagnamento. Liberamente ha scelto di limitare se stesso per liberare l'umanità.

A noi è dato di vivere questa libertà con la stessa naturalezza e gioia di Paolo e Sila che, ci dicono gli Atti degli Apostoli, ripartono per la loro strada.