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di Erika Tomassone

«La creazione attende con ansia la manifestazione dei figli di Dio»

Siamo abituati a considerare questo mondo come decaduto in preda al disordine, lontano dall’intento creativo di Dio. Guardiamo il mondo e lo vediamo nei suoi disagi e conflitti. Non solo i catastrofisti, ma anche persone più realistiche e scienziati ci raccontano del disfacimento del mondo della natura  a causa dell’essere umano e non solo. Eppure dice Paolo, la creazione, il creato non subisce passivamente, ma aspetta che gli esseri umani figli di Dio, pensino ed agiscano in maniera corrispondente alla loro vocazione, che nell’essere umano si manifesti il figlio, la figlia di Dio, a favore di tutta la creazione. Questa attesa ci conferma nel fatto ormai riconosciuto che l’essere umano è legato alla natura; se c’è attesa che l’essere umano faccia qualcosa, va nella direzione della responsabilità per il creato. Al tempo stesso ci ricorda che non siamo isolati e perduti nella storia, ma parte di una grande comunione di esseri viventi.

Ma il testo ci porta oltre. Se nell’essere umano si manifesta il figlio, la figlia di Dio, il creato stesso non è preda delle leggi naturali, ma è aiutato e  consolato dall’essere umano. Per questo è fondamentale tenersi lontani dai catastrofismi o dalla concentrazione su facili soluzioni. Con la nostra azione responsabile noi possiamo fronteggiare alcune derive della natura. Si tratta piuttosto di un atteggiamento amichevole verso la nostra casa che è la terra. Nessuno ci ha promesso che la terra durerà in eterno, ma per ora sapendo che ci si aspetta molto da noi, accetteremo con riconoscenza il nostro compito di essere parte del creato di Dio.