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di Anne Zell

«Guai a me se non evangelizzo...»

Le Chiese evangeliche valdesi e metodiste in Italia hanno riscoperto l‘importanza dell’evangelizzazione e in varie iniziative in questo mese di maggio ci si è chiesto cosa sia davvero il messaggio che siamo chiamati ad annunciare oggi nella nostra situazione attuale.
Non ogni parola della Bibbia è già di per sé automaticamente “evangelo” però, ci vuole una lettura attenta e un ascolto appassionato, ci vuole un criterio, una chiave.

Per le chiese riformate questa chiave non è né dettato da un magistero né da trovare in una specie di dogma dell’ispirazione diretta delle parole della Bibbia, che porterebbe a una comprensione letterale. La chiave è un criterio di contenuto, come Lutero scrive nella sua introduzione al Nuovo Testamento (1522):
Euangelion è una parola greca e vuol dire buon messaggio, buona storia, buona nuova notizia... della quale si canta, si dice e ci si rallegra... questa è la giusta prova per valutare i libri (della Bibbia )...” 

Ogni iniziativa di evangelizzazione perciò dovrebbe corrispondere a questo stesso criterio: E’ un messaggio che fa cantare e rende gioiosi, cioè un messaggio liberatorio, che aiuta a vivere meglio? Un messaggio che spezza pregiudizi e accoglie chi prima era emarginato o escluso? Un messaggio che guarisce le ferite e fa alzare lo sguardo?