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di Marcello Salvaggio

«Il Signore andava davanti a loro: di giorno, in una colonna di nuvola per guidarli lungo il cammino; di notte, in una colonna di fuoco per illuminarli, perché potessero camminare giorno e notte». (Esodo 13:21)

La sera del 16 febbraio si accendono nelle borgate di alcune valli del pinerolese (le cosiddette Valli Valdesi), così come in altri luoghi, gli alti fuochi di gioia che ricordano quel giorno di febbraio del 1848, quando ai valdesi furono concessi i diritti civili e politici (non ancora quelli religiosi) dopo secoli di discriminazioni e limitazioni delle loro libertà. Da allora fino ad oggi questa ricorrenza di festa esprime la riconoscenza per il dono prezioso della libertà, ma anche l’impegno e la responsabilità per le libertà altrui. 

La libertà infatti non è un’acquisizione una volta per tutte, ma un cammino. Ce lo insegna la storia del popolo d’Israele. L’esperienza di libertà non si esaurì nell’attraversamento del Mar Rosso, ma prese corpo anche e soprattutto nei lunghi anni di cammino nel deserto. Proprio lì, dove non c’era più niente di sicuro, l’unica cosa data era la relazione tra il popolo e Dio che lo aveva liberato. La libertà si misurava nella loro fiducia reciproca e nel camminare insieme verso la terra promessa. Dio li proteggeva e li guidava in ogni momento con le due colonne di nuvola e di fuoco e illuminava il loro percorso perché potessero camminare giorno e notte, come dire affinché potessero essere liberi giorno e notte, per tutto il loro viaggio.

I fuochi del 16 febbraio ci ricordano sicuramente che Dio ci ha protetto e guidato fin qui, attraverso tempi di discriminazione e persecuzione, e continua a vigilare su coloro che sono ancora oppressi, ma anche che Egli illumina il cammino delle libertà, affinché possiamo percorrerlo con fiducia e con speranza, sapendo che la terra promessa è ancora lontana.