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di Francesco Sciotto

«E uno di loro, dottore della legge, gli domandò, per metterlo alla prova: “Maestro, qual è, nella legge, il gran comandamento?”»

Dopo aver viaggiato molto, Gesù giunge finalmente a Gerusalemme. Lungo il suo marciare ha spesso incontrato degli avversari, persone che hanno tentato di metterlo in difficoltà. Ma l'impressione che si ha leggendo i vangeli è che la maggior parte di avversari lo attenda a Gerusalemme, vicino al Tempio, dove egli e i suoi discepoli si intrattengono in diverse dispute. La domanda che prendiamo in esame oggi gli è rivolta da un fariseo, dottore della legge, dopo che Gesù ha appena risposto ad un altro gruppo di avversari.

Leggendo queste pagine e commentandole, noi credenti poniamo sempre l'accento sullo spirito provocatorio delle domande, quasi che l'oggetto stesso della domanda sia un pretesto, o poco più. La domanda del fariseo è sbagliata, insomma, perché tende a mettere in difficoltà Gesù e, di conseguenza, diventano sbagliate tutte le domande poste al Signore, in maniera diversa da come "noi" le porremmo. Sbagliate le preghiere degli "altri", sbagliate le risposte che un credente, qualsiasi credente diverso, cerca al di fuori del "mio" modo di rapportarmi a Dio.

La domanda del fariseo è una domanda serissima, invece, indipendentemente dallo spirito con la quale egli la presenta a Gesù. Egli cerca una sintesi della scrittura, della legge. Un vademecum che lo aiuti ad interpretare la Parola, una serie di scritti articolata in diversi generi letterari e a partire da interpretazioni teologiche plurali e talvolta contraddittorie. "Io ricerco la verità, Signore, ma come faccio a muovermi nel marasma della Scrittura senza un criterio, senza un punto di riferimento?" Altro che domanda provocatoria! Questa è la domanda di chi offre a Dio le proprie inquietudini.

Tutti e tutte noi ci rivolgiamo a Dio carichi di inquietudini e lo spirito con il quale preghiamo il Signore non è mai tranquillo o pacificato. Altrimenti non avremmo bisogno di pregare. Ma il Signore risponde, talvolta ironicamente, in altri casi in maniera criptica, ma non si prende mai gioco di noi, né ammette che giudichiamo con sufficienza o snobbismo le domande "mal poste" da chi è diverso da noi. Ci dia Egli la forza di continuare ad affidargli le nostre inquietudini e di essere pronti ad accogliere quelle del nostro prossimo!