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di Francesco Sciotto

«Sara vide che il figlio partorito ad Abraamo da Agar, l'egiziana, rideva; allora disse ad Abraamo: “Caccia via questa serva e suo figlio; perché il figlio di questa serva non dev'essere erede con mio figlio, con Isacco”».

Il nome "Isacco" significa ridere. Il figlio di Abramo e Sara si chiamava "Ridere". Sara non riusciva ad avere figli e propose ad Abramo uno stratagemma perché egli potesse avere un erede: obbligare una loro schiava ad avere con lui un figlio. Nacque così Ismaele. Poi, però, anche Sara riuscì ad avere un figlio e non voleva che Ismaele "ridesse" con Isacco. Non tutti possono ridere ed essere eredi. Ismaele doveva essere cacciato, allontanato!

Doina Matei è una giovane condannata a sedici anni per omicidio preterintenzionale. Ha scontato in carcere nove anni della sua pena e, a sette anni dalla fine della stessa, per quella che potremmo semplicisticamente chiamare "buona condotta", ha avuto accesso ad una misura alternativa: la semilibertà. L'importante è che lavori. Doina va al mare e, come capita a tante ragazze della sua età, scatta qualche foto e le scattano delle foto in cui sorride. Le foto finiscono su Facebook. Apriti cielo! Sui social network si scatena una canea indicibile. Com'è possibile, ci si chiede, che un'assassina sia già fuori? Com'è possibile che non soffra? Il suo "ridere" è un'offesa nei confronti dei parenti di quella giovane che ella ha ucciso nove anni fa. Doina vede revocata quella misura e torna in carcere.

Ridere è solo per pochi, comunque non è e non deve'essere per tutti, altrimenti le risate dei benpensanti saranno meno lucenti, meno belle. Doina deve soffrire e mostrare, come Ismaele, che non tutti possono essere eredi. Chi ha sbagliato paghi e paghi a vita. E se la sua pena le è servita a qualcosa le deve insegnare che non può ridere in pubblico.

Alla fine di questa storia Dio benedirà Ismaele e farà anche a lui una promessa di prosperità e vita, come la farà ad Isacco. Dio non pare aver paura del sorriso di tutti e tutte. Noi? Quanta paura abbiamo del fatto che una pena sia davvero rieducativa, come vuole la Costituzione della Repubblica? Che essa non sia solo sofferenza, o peggio ostentazione di sofferenza?