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di Stefano D'Amore

«Nell'ultimo giorno, il giorno più solenne della festa, Gesù stando in piedi esclamò: “Se qualcuno ha sete, venga a me e beva. Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, fiumi d'acqua viva sgorgheranno dal suo seno.”»

Da chi sgorgano effettivamente questi fiumi d’acqua? Da Gesù o dai credenti? Di fronte a questa immagine, istintivamente ci immedesimiamo negli assetati ma, secondo le parole di Gesù, siamo anche i “rubinetti” di quell’acqua viva.
La fonte a cui andare per essere dissetati è Cristo ma il fiume sgorga da chi crede: il credente non è passivo, non si affida solo con fiducia per bere nell’incontro con Dio, ma viene trasformato da quella bevuta. Trasformato, possiamo dirlo senza irriverenza, in un “idrante” che non può fermarsi e che offre acqua in abbondanza a chi incontra.

Cosa offriamo noi a chi incontriamo, a coloro che sanno che noi cerchiamo di bere a quella fontana di salvezza? Acqua stagnante, tristi bicchieri di plastica con un po’ d’acqua? O qualcosa di più copioso e travolgente?
Spesso ci troviamo ad agire come idraulici improvvisati e cerchiamo di contenere quella fuoriuscita di acqua viva perché ai nostri occhi sembra una falla da riparare o uno spreco di un bene prezioso. Ma Cristo non è semplice acqua che disseta per qualche tempo, è la fonte impetuosa e inesauribile della nostra vita. Forse ci spiazza questa quantità di “acqua di vita” che non sappiamo gestire. Forse la forza di questi fiumi ci fa paura: se i nostri alvei dovessero essere secchi, o con argini troppo precisi, o con qualche costruzione abusiva, la conseguenza sarebbe dura anche per noi. 

La promessa è per te che hai sempre bisogno di essere dissetato nella tua fede: lo Spirito agisce su di te e ti trasforma, al punto che tu stesso, tu stessa, diventerai un idrante incontenibile che annuncia la luce che rischiara, l’amore che perdona, la vittoria della vita.