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di Stefano D'Amore

«Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e tutte le membra non hanno una medesima funzione, così noi, che siamo molti, siamo un solo corpo in Cristo, e, individualmente, siamo membra l'uno dell'altro

L’immagine del corpo e delle membra è molto cara a Paolo che l’ha utilizzata anche in una lettera ai Corinzi. È chiara e immediata, ma allo stesso tempo per nulla banale e alquanto impegnativa, soprattutto quando viene detto che siamo membra l’uno dell’altro.

Il senso è che non siamo solo legati tra di noi perché insieme facciamo parte di un corpo, ma nella Chiesa di Gesù Cristo siamo parte l’uno dell’altro, ci apparteniamo a vicenda. Tu sei un pezzo di me, io sono un pezzo di te, tu sei un pezzo di lei, lui è un pezzo di me... Essere fratelli e sorelle ti conduce in una dimensione in cui la relazione con gli altri non è astratta, teorica o relativa, ma totale, fisica, viscerale. Non si tratta di un progetto futuro e ideale, ma è la descrizione della realtà della Chiesa e di chi si affida a Dio.

Siamo dei pezzi le une degli altri. E con i tuoi pezzi non si scherza. Siamo pezzi le une degli altri non solo con quelli che conosciamo, ma con tutti e tutte coloro che confessano di appartenere alla Chiesa di Gesù Cristo. Nella Chiesa cristiana prendiamo parte ad un corpo già esistente, nel quale tutti si appartengono reciprocamente. E questo fatto non è una condanna, un fastidio, un’omologazione, ma è un dono di equità, di giustizia, di fraternità.