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di Pawel Gajewski

Adorazione dei magi - Domenico Ghirlandaio (XV secolo)

Nelle chiese cristiane l'immaginario liturgico dell'epifania è strettamente legato al testo di Matteo 2,1-11, i tre sapienti che vengono dall'oriente e i loro doni: oro, incenso e mirra. Con questo racconto l'evangelista Matteo vuole mettere in evidenza la regalità di Gesù visto come erede di Davide.

Epifania infatti, nella sua accezione storica, significa proprio questo: manifestazione di un sovrano o di un eroe. La parola "Befana" probabilmente non è altro che un'evoluzione fonetica del termine greco. Così, di fronte a un potere imperiale che divinizzava la figura del sovrano in carica, la chiesa nascente affermava un'altra Signoria, la Signoria di colui che è "il re dei re".

Come e dove è possibile scorgere oggi la Signoria di Dio che si manifesta nella gloria del suo Cristo? La pomposa maestosità di alcune celebrazioni religiose diventa sempre più patetica. Gli edifici di culto, tanto questi splendidi e pieni di arte bizantina o barocca, quanto quelli sobri e segnati dall'austera bellezza dell'essenziale, diventano sempre più monumenti della storia e non più punti di riferimento del presente. Le opere assistenziali gestite dalle chiese s'inseriscono abbastanza profondamente nei meccanismi del mercato segnato in maniera ineluttabile dalla logica di profitto. Per trovare qualche argomento a favore della gloria di Cristo che è visibile già nell'età presente si dovrebbe comunque ritornare a studiare più attentamente l'agire umano.

Nella frenetica indifferenza del mercato e nell'economia del profitto c'è ancora tanto spazio per la silenziosa bontà, per la completa gratuità. Scorgendo queste tracce bisogna però porsi la domanda: chi si trova realmente al centro di tali opere? Il loro fautore è il soggetto umano oppure esse testimoniano l'azione del Cristo innalzato alla gloria eterna? La risposta a tale quesito non può essere considerata un sofisma di una neoscolastica o di una paleo-ortodossia riformata. Tocchiamo qui un nervo estremamente sensibile del nostro modo di essere cristiani. Ci impegniamo a compiere opere di giustizia e di solidarietà per guadagnarci la salvezza? No di certo! Andiamo incontro alla povertà e all'emarginazione per testimoniare Gesù come modello etico da seguire? Questa teoria ha avuto non molto tempo fa un notevole successo e continua a riscuotere parecchi consensi.

Io, tuttavia, non esiterei a ricordare che solo il chiaro ed esplicito annuncio della gloria e della Signoria di Cristo dovrebbe essere considerato il senso ultimo e fondamentale del nostro servizio cristiano.