I link che seguono forniscono la collocazione della pagina attuale nella gerarchia di navigazione.

di Gianfranco Hofer

Il Centro Studi “Albert Schweitzer” di Trieste ha scelto per l’anno sociale 2013-14 di riflettere sulla famiglia con le sue complesse problematiche, che sono oggi aumentate tanto da farla definire un’istituzione in crisi. Sono state affrontate alcune di queste con incontri mensili, invitando come relatori esperti che ne hanno parlato dal punto di vista letterario, storico, biblico, giuridico, pastorale.

famiglie

Pur nella obiettiva difficoltà di affrontare in modo completo un argomento dagli innumerevoli aspetti, gli interventi sono riusciti a focalizzare la realtà della famiglia oggi, dal punto di vista sociologico, del sentire comune e di mentalità nel nostro Paese e nel mondo occidentale; cercando di delineare prospettive evangeliche che possono guidare in questa evoluzione sociale e di costume; guardando alla realtà della famiglia nella Bibbia oltre ai cliché di esemplarità correnti. Si è andati a ricercare la configurazione istituzionale della famiglia nel tempo attraverso un’indagine nella storia del diritto fino all’esame dell’attuale situazione normativa in Italia, dalle molte incongruenze rispetto ad una concezione “tradizionale” del matrimonio: un quadro giuridico che riflette la situazione di un Paese che si professa in larghissima maggioranza cattolico, guardato dal Vaticano con particolare attenzione, che si muove in modo incongruente e solo perché pressato da una legislazione europea in pieno movimento, che tende all’omologazione delle legislazioni nazionali.

Il primo incontro, tenuto da Ruggero Marchetti, pastore delle comunità elvetico-valdese e metodista della città, ha introdotto l’argomento approfondendo la mentalità in cui si muove nel nostro Paese l’istituzione familiare, attraverso alcuni punti che trovano espressione ne Le avventure di Pinocchio. Partendo da questo romanzo, dalle radici profonde in tratti di mentalità italiana, si è riflettuto su di una contemporaneità in cui non si vede un progetto complessivo sociale condiviso, ma il decadere progressivo della fiducia nelle istituzioni e l’aumentata richiesta del rispetto dei diritti individuali. Il titolo, C’era una volta un re… un pezzo di legno… La Famiglia, allude ad una condizione reputata originaria e rassicurante. Ma notando che, come Pinocchio, “siamo tutti burattini senza fili” in una società che rifiuta indicazioni e norme etiche dalle tradizionali agenzie sociali e religiose, nel crescere di un individualismo sempre più pronunciato, il relatore ha svolto una riflessione sulla famiglia e sulla società italiana a partire da un testo indubbiamente datato, ma che può risultare anche molto attuale e capace di far comprendere la mentalità degli italiani, come notava già nel 1923 Giuseppe Prezzolini, a differenza di altri classici ottocenteschi (si pensi al contemporaneo Cuore). Si tratta infatti di un testo che può aiutare ad interpretare il post-moderno: Pinocchio, con un solo genitore, per di più da lui abbandonato, e una figura materna intermittente rappresentata dalla fatina, per la sua irrequietezza birichina esprime quell’inquietudine esistenziale, in un’onestà di fondo, che giunge alla contemporaneità, ed ha ripercussioni sulla coniugalità, sulla coppia, sulla sessualità, sulla procreazione e, in definitiva, sulla famiglia (o le famiglie, come spesso si dice oggi alludendo alle diversità dei nuclei); famiglie che si presentano in una molteplicità di aspetti e di vissuti con indubbie novità rispetto al passato. Da qui la necessità di una ricerca in profondità, a tutto campo, oltre i cliché.

Nel secondo incontro, Enrico Benedetto, docente di teologia pratica alla Facoltà valdese di Roma e direttore della rivista «Protestantesimo», ha introdotto una lettura evangelica del cambiamento riguardante la famiglia, con una conferenza dal titolo Famiglie 2014: tra fine-serie e promozioni. Domandandosi se abbia senso il rottamare la famiglia o sacralizzarne i residui, il relatore si è soffermato sul panorama attuale non solo italiano, che testimonia la forte crisi dell’istituzione familiare (si parla di “implosione della famiglia”), con il moltiplicarsi di aggregazioni inedite o marginali nel passato. Una situazione che spinge a pensare, alla luce della fede cristiana, a modelli ed evoluzioni talora sorprendenti. Vi è l’attenzione della morale cattolica sulla famiglia, in fase di relativo aggiornamento, ma molto disattesa dagli stessi fedeli. famiglieIn campo evangelico, diverso da quello cattolico per l’assenza di un’equivalente guida magisteriale o comunque normativa, se ne occupano i sinodi, ma anche altre istanze presenti in ambito protestante, fino ad includere l’elaborazione di una “teologia di genere” e la benedizione di coppie omosessuali. Il relatore ha cercato, facendo il punto sui cambiamenti in corso, di suggerire qualche prospettiva, ispirata da considerazioni evangeliche tratte dalla Bibbia. Alcune linee sulla direzione da prendere si incontrano fin dai primi passi della Scrittura (Genesi 1 e 2), nel rapporto paritario tra uomo e donna, ma anche nella maturazione della coppia in una progettualità di vita condivisa, in una genitorialità rispettosa delle persone dei figli alla ricerca della loro via e non considerati proprietà, infine nell’aprirsi del nucleo familiare all’esterno, più volte ricordato nei vangeli da Gesù.

Il terzo incontro, Quale matrimonio tradizionale?, relatrice la prof. Dea Moscarda già docente di storia del diritto all’Università di Trieste, ha esaminato l’evoluzione dell’istituzione matrimoniale negli ultimi secoli, radicatasi nella mentalità comune nell’immagine di un “matrimonio tradizionale”, a dire il vero piuttosto recente e legato in particolare al Concilio di Trento. Quest’ultimo segna un passo decisivo nella rivendicazione della chiesa cattolica nella legislazione sul matrimonio, istituzione giuridica di natura contrattuale privatistica con valenza pubblica nel mondo antico, via via rimodellato e riaffermato con forza dal diritto canonico dopo un lungo periodo di progressivo aumento della presenza della chiesa. Ciò a differenza della Riforma, che lo affidò alla società civile, e portato poi a compimento dagli stati laici dell’età moderna nelle proprie legislazioni; situazione che ha condizionato la visione del matrimonio da parte degli storici e della collettività sociale, inducendoli a cercare e a proiettare nel e sul passato una omogeneità di forme e una regolarità di percorsi solo in minima parte riscontrabili. Illustrata con numerosi esempi dalla relatrice, la realtà documentaria pretridentina sui contratti matrimoniali si confronta con una molteplicità di scenari, di sequenze, di segni renitenti ad ogni tentativo di sistematizzazione. Ci si sposava nella stalla o nell’atrio di casa, in cucina o nell’orto, al pascolo o in una bottega di un fabbro: chi si sposava in chiesa lo sceglieva più come luogo pubblico che sacro. Si arrivava alle nozze dopo lunghe trattative famigliari o di impulso dopo fulminanti, improvvisi innamoramenti o dopo anni di convivenza. La situazione attuale in qualche modo sembra un ritorno a una gestione del matrimonio che mette l’accento sull’essenza del rapporto della coppia rispetto ad un’istituzione sociale giudicata socialmente non adeguata, rinunciando nelle coppie di fatto ad una formalizzazione in ambito civile o religioso ma non alle tutele sociali della coppia e dei figli ritenuta essenziale. Situazione cui si aggiunge ora l’inedito riconoscimento civile e religioso richiesto dalle coppie omosessuali, che esige un’ulteriore riflessione sulle conseguenze collegate all’evoluzione della società e sulla concezione dell’istituto matrimoniale stesso.

Un viaggio nelle famiglie della Bibbia è stato l’argomento affrontato dalla pastora battista Lidia Maggi nel quarto incontro, L’amore ai tempi del patriarcato. Ricordando che la Bibbia non è un codice, ma un libro della vita che risponde alle domande con storie, miti e simboli, la relatrice ha percorso testi biblici sulla famiglia evidenziando alcune linee fondamentali. Innanzitutto la categoria di “crisi”: la Bibbia stessa nasce in un momento di crisi, quello dell’esilio babilonese, e inizia con una creazione che è narrata come crisi/contrapposizione di elementi che danno origine al mondo nella sua ricchezza e varietà, fino alla difficoltosa storia dell’umanità. Le famiglie bibliche non corrispondono assolutamente all’immaginario comune, fatto di perfezione ed armonia. Al contrario lasciano vedere tutta la loro fragilità e le loro contraddizioni; non sono perfette e tuttavia Dio le visita fino a legare la propria storia a quella di patriarchi e matriarche litigiose. Così la storia di Abramo e Sara, con le vicende di Agar e della discendenza; le storie legate alla sterilità, con gli intrighi di Rebecca per procurare la benedizione di Giacobbe; un Giacobbe poi ingannato nel suo matrimonio da Labano con l’aggiunta non voluta di Lia come prima moglie; Mosé stesso, amico di Dio e tramite della legge, che rimanda la sposa Sefora al genitore Ietro. Fragilità e crisi che non sono mai da considerare definitive, ma possono costituire un nuovo punto di partenza dai fallimenti. Non si tratta di rientrare nel giardino perduto, ma di andare avanti nella realtà fragile della vita, in famiglie imperfette abitate da un Dio che non è meritocratico. La ricerca, il desiderio tra donna e uomo non sono presentati addomesticati, si esprimono nella poesia del Cantico dei Cantici. La stessa immagine sponsale tra Dio e il popolo d’Israele sopporta tutta la gamma delle crisi e dei nuovi inizi, arrivando a Cristo. La Bibbia ci riconcilia con i nostri amori imperfetti, da custodire e curare proprio perché fragili, e dunque preziosi come la cristalleria. Questa prospettiva di crisi da superare aiuta ad affrontare la situazione attuale, indubbiamente di crisi sociale ed individuale; situazione che interpella ciascuno e le chiese, nel continuo processo di conversione cui il vangelo ci chiama.

L’ultimo incontro è stato tenuto dalla prof. Romana Pacia, docente di diritto civile all’Università di Trieste, e ha riguardato la famiglia nell’attualità giuridica con gli aspetti più problematici. L’argomento trattato è stato quello delle nuove convivenze e la recente normativa sulla filiazione, punto emblematico della situazione della famiglia italiana, piena di incongruenze e di toppe nella legislazione. Un’istituzione in evidente crisi (il 40% delle unioni italiane sono famiglie di fatto), che non riesce all’interno della legislazione a dare risposte alla realtà sociale, moltiplicando le incongruenze rilevate dai casi giudiziari, per gli intrecci con la legislazione europea e gli appelli alla stessa carta costituzionale italiana. L’Italia è l’unica, con la Grecia e l’Albania, a non aver varato alcuna forma di tutela legislativa sulle coppie di fatto. Si stanno in effetti moltiplicando i ricorsi all’Europa in base alla Convenzione europea sui diritti dell’uomo e della Carta dei diritti fondamentali europea di Nizza, che danno ormai costantemente torto al giudici italiani in quanto le loro sentenze non tutelano i diritti fondamentali dell’uomo accolti dalla Comunità europea. I casi più eclatanti si riscontrano nelle situazioni patrimoniali, nell’affidamento dei figli, nel conferimento del cognome ai figli, nell’adozione, nel ricongiungimento familiare di conviventi extracomunitari da Paesi nei quali la convivenza è riconosciuta con effetti di legge, nel diritto ereditario, nel diritto di lavoro familiare, nelle trascrizioni del matrimonio da altri Stati in Italia. I casi riguardano le convivenza nelle famiglie di fatto in primo luogo eterosessuali, ma ormai anche omosessuali. La norme recenti sulla filiazione, del dicembre 2012 e del dicembre 2013, che difendono il diritto del minore non distinguendo più figlio legittimo e figlio naturale, rimangono ancora senza un contesto giuridico familiare che le comprenda; è stato osservato che si è trattato di una buona occasione perduta che avrebbe consentito di rivedere l’insieme del diritto di famiglia nella legislazione italiana. Altro caso significativo è la sentenza dell’11 giugno 2014 della Corte costituzionale sul caso di cambio di sesso di uno dei coniugi e il diritto a rimanere ciononostante sposati. Le convivenze omosessuali non vengono ancora assolutamente tutelate in campo patrimoniale, nei diritti sociali in caso di malattia o morte, che prevede l’incameramento da parte dello Stato o di parenti prossimi di beni che non vanno al partner. Come è stato rilevato in conclusione, si tratta di una legislazione bloccata dal punto di vista politico, soprattutto per la presenza in Italia della chiesa cattolica, molto temuta elettoralmente anche da forze che si proclamano laiche, che tende tuttora ad imporre la propria visione della famiglia. Il risultato è un sostanziale immobilismo, un Paese costretto a reagire senza un disegno coerente a quanto avviene negli altri Paesi europei, e a compiere qualche passo nella “contemporaneità” solo attraverso sentenze che possono, ma anche no, costituire dei precedenti.

8 luglio 2014