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di Pawel Gajewski

Il 27 gennaio 1945 le truppe dell’Armata rossa varcarono la soglia del campo di concentramento di Auschwitz. La scoperta di Auschwitz e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono pienamente per la prima volta al mondo l'orrore del genocidio nazista e in particolare dello sterminio degli ebrei. Una scossa violentissima colpì la coscienza collettiva dell’intera umanità. Le conseguenze di tale scossa si manifestarono con particolare forza nelle chiese luterane e riformate della Germania. Non pochi membri di queste chiese hanno sostenuto il regime di Adolf Hitler condividendone anche la follia dello sterminio antisemita.

A distanza di settant’anni da quegli eventi e a uno dall’anniversario del 2017 in Germania ferve un intenso lavoro teologico intorno ai cosiddetti scritti antigiudaici (Judenschriften) di Martin Lutero, iniziatore della Riforma protestante. Tra questi scritti spicca il piccolo trattato Von den Juden und ihren Lügen (Degli ebrei e delle loro menzogne) pubblicato nel 1543. Nelle conclusioni del trattato il Riformatore invita le autorità secolari a bruciare le sinagoghe, distruggere le case comunitarie, confiscare le copie del Talmud e i libri di preghiera. “Se questo non dovesse bastare – scriveva Lutero – gli ebrei devono essere cacciati via come se fossero cani rabbiosi”. Questo scritto di Lutero rimasto per secoli poco considerato ebbe la sua seconda giovinezza alla fine dell’Ottocento e nei primi anni del Novecento come uno dei pretesti per la persecuzione degli ebrei. Una persecuzione abbastanza trasversale e internazionale che trovò nella Shoah il suo tragico finale. Lutero: 'Degli ebrei e delle loro menzogne'Tuttavia vale la pena ricordare le parole di Adriano Prosperi contenute nella prefazione all’edizione italiana del 2008 di questo problematico trattato: «Lutero non è responsabile della Shoah... Il passato e il presente sono divisi da abissi profondi, i loro legami non sono quelli superficiali e grossolani che un facile e deresponsabilizzante determinismo è portato a vedere. Le differenze tra l'antiebraismo e poi antigiudaismo cristiano e l'antisemitismo razzista e nazifascista restano grandissime».

Il lavoro delle Chiese evangeliche della Germania sugli scritti antigiudaici di Lutero si traduce in dichiarazioni sinodali la cui importanza non può essere sottovalutata nel giorno in cui l’Italia e il mondo intero condannano apertamente ogni forma di odio e persecuzione. Il Sinodo della Chiesa Evangelica in Assia e Nassau (Hessen Nassau) ha approvato a novembre 2014 una risoluzione che esprime una netta presa di distanza dalle posizioni antigiudaiche di Lutero, senza naturalmente negare l’importanza del Riformatore di Wittenberg per il rinnovamento della cristianità. Già nel 1991 questa chiesa ha inserito nella sua costituzione un articolo che afferma in modo esplicito il proprio legame con il Popolo d’Israele.

Anche il Sinodo della Chiesa Evangelica Tedesca, che è una comunione di tutte le chiese regionali della Germania, ha espresso con particolare chiarezza la sua posizione in questa materia. La risoluzione approvata l’11 novembre 2015 parla chiaramente di una “pesante eredità” e dichiara un senso di “tristezza e vergogna” per tutto ciò che è successo nella prima metà del Novecento. In vista del 2017 Il Sinodo (citando Martin Lutero) invita alla conversione e alla “penitenza attiva” che si traduce nella difesa di coloro che oggi subiscono persecuzioni e soprusi.

Non è facile fare conti con i “lati oscuri” dei personaggi come Martin Lutero o Giovanni Calvino (ricordiamo la tragica vicenda di Miguel Serveto). La originalità delle Chiese della Riforma sta tuttavia nel fatto che esse non sono tanto figlie dell’uno o dell’altro riformatore ma creature della Parola di Dio. La Parola scuote continuamente la coscienza di chi crede e lo rende capace di guardare alla storia e al presente con un forte senso critico per esaminare ogni cosa, ritenere il bene e rifiutare ogni specie di male (I Tessalonicesi 5,21-22).

25 gennaio 2016