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Culto con patecipazione dei bambini nella chiesa valdese di Rio Marina

Pochi giorni fa sono entrato nella chiesa battista di Firenze, in pieno centro cittadino. Dovevo partecipare all’inaugurazione di un nuovo servizio diaconale di questa chiesa: Casa Giunia, un alloggio di accoglienza per il reinserimento sociale di donne detenute in fine pena o uscite da poco dal carcere, frutto del lavoro di assistenza spirituale nel carcere di Sollicciano.

Entrando in chiesa sono stato subito colpito da una serie di fotografie appese lungo i due lunghi muri laterali del locale di culto. Mi sono avvicinato e ho visto che ritraevano momenti significativi della vita di quella comunità: battesimi, incontri di giovani e bambini, culti, assemblee, iniziative culturali. Immagini in primo piano e di gruppo. Immagini di vita, di fraternità, di gioia. E ho pensato: ecco una piccola, semplice idea.

Chi entra in una qualsiasi chiesa protestante italiana non ha sempre la fortuna di incrociare uno dei momenti significativi della vita di quella comunità: o entra in una chiesa vuota – per visitarla singolarmente o in gruppo – o in una chiesa mediamente o poco frequentata. Scuola domenicale della chiesa valdesee di CoazzeNon riesce perciò a farsi un’idea di che cosa significhi essere parte di una comunità protestante che, certo, non vive solo di momenti esaltanti ma anche di ordinarietà, ma che comunque in quei momenti topici, di festa, di gioia, trova incoraggiamento, motivazione, fiducia. Proprio come accade nella nostra vita personale, fatta a volte di una banale quotidianità che però si nutre di momenti di straordinarietà. Proprio come i nostri album di famiglia, o come quelli delle comunità.

Mi ha fatto venire in mente la stessa esposizione di fotografie un’altra chiesa, valdese, nelle Valli del Piemonte. Ma lì le fotografie si trovano nel salone delle attività comunitarie e ritraggono le feste e le gite della scuola domenicale e del catechismo. Mi sono sempre piaciute per la loro vitalità e per la speranza che danno a chiese – diciamolo pure – che tendono all’invecchiamento. Ma perché non portare questo spaccato di vita comunitario, ritratto nella fissità magica della fotografia, anche nel locale di culto, all’ingresso o lungo le pareti del luogo dove si ascolta la Parola del signore, si canta e si prega?

Una piccola, semplice idea per la comunicazione e l’evangelizzazione, ma anche per rallegrare e dare calore ai nostri cuori.

Eugenio Bernardini

8 dicembre 2014